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Il mio Mamma Che Blog

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Non posso esimermi dal raccontare il mio MammaCheBlog...
Dunque avevo programmato un intero week end diverso dal solito:
Prima tappa: MammaCheBlog sabato 17
Seconda tappa: Gardaland domenica 18
Terza tappa: Parco della Preistoria lunedì 19
Sì, lo ammetto, un programma ricco e impegnativo, ma tutto dedicato al divertimento.
Ma mi limiterò a dire quanto mi è piaciuto incontrare le altre mamme blogger e che giornata speciale è stata sabato.
Dunque ho scoperto dell'evento organizzato da Fattore Mamma solo 15 giorni prima, per caso per di più.
Ebbene ammetto la mia ignoranza.


Quindi mi sono informata tramite i racconti delle altre mamme degli anni passati su cosa mi attendesse: un ambiente familiare, dove sembra di conoscere le altre mamme da tempo pur non avendole mai incontrate di persone.
Mi sono detta, beh vediamo se è proprio così.
Ecco, proprio perchè mi sono svegliata presto, non ho partecipato alla giornata di venerdì 16 dedicata ai MOMClass, ovvero una serie di workshop "davvero interessanti", a detta di altre mamme, e ci credo.
Ma cosa ci volete fare, non l'ho visto in tempo.

Come dicevo oggi chiacchierando con una cara persona, non faccio più progetti a lungo temine per il momento, quindi non mi sarei mai registrata con largo anticipo, non ora, non in questa fase della mia vita.


Sto divagando, torniamo all'evento.
Sabato 17, sveglia ore 7 (= l'alba), ore 8 partenza in auto in direzione Quanta Village, Milano.
Ci siamo tutti, io, Aurora e mio marito perchè la giornata è dedicata a tutti, si chiama infatti Social Family Day.






E devo confermare ciò che ho letto: dopo un primo iniziale momento di timore e timidezza, sembra davvero di trovarsi tra amiche di vecchia data anche se non le hai mai viste e conosciute. Si respira un'aria di complicità e amicizia, ma soprattutto tanta voglia di fare (tipico delle mamme, ovviamente!)





Che dire poi dei Mom Talk? Beh, vedere Chiara Cecilia Santamaria aka Machedavvero? (che leggo da anni e con cui ho avuto il piacere di scambiare due chiacchiere, grazie Chiara!!!), Enrica Tesio aka Tiasmo, Francesca Fedeli aka Fight the Stroke, Francesca Del Rosso aka Wondy e Cristiana Calilliè stato come essere di fronte a delle celebrità.
Un'emozione.



Per non parlare poi dell'ospite d'onore: Cristina Parodi  intervenuta per consegnare il premio al miglior progetto presentato.


Cosa facevano Aurora e mio marito mentre io partecipavo a tutto questo?
Vi dico solo che uno degli sponsor dell'evento era ChanteClaire con la campagna liberi di sporcarsi...


Perfetta organizzazione, ottima giornata, persone speciali.
Grazie, grazie di cuore a Fattore Mamma.


Non si può far di tutte le erbe un fascio

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Come ben dice il proverbio: non si può far di tutte le erbe un fascio.
Ergo, pure io devo ringraziare qualcuno in tutto questo.
Non è sarcasmo il mio questa volta, ma vera gratitudine verso chi ha fatto tutto ciò che poteva.
Prima di tutto un grazie alle ostetriche: è merito loro se ho potuto condividere dei momenti insieme a Camilla, se le ho scattato delle foto, se posso guardare le impronte delle sue manine e dei suoi piedini su un piccolo libricino che mi è stato regalato.
Le ringrazio per aver trattato la mia bambina come una persona e non come un corpo morto, per avermi guidata senza imporsi verso le migliori decisioni che io abbia mai preso.
Senza di loro, ora non avrei nulla da poter toccare e guardare di Camilla, e lo rimpiangerei.


La nostra società ci spinge a negare la cultura della morte, è meglio nascondere, non parlarne, dimenticare. 
Perchè?
Lo chiedo a voi, perchè io francamente non lo so e non lo capisco.
Io so che invece ho sempre voluto parlare di chi non c'è più, del mio papi, di Camilla, della mia nonna. Forse lo faccio anche solo per tenerne vivo il ricordo, ma comunque non lo trovo sbagliato.
Di pari passo con il nascondere, viene la convinzione che non si debbano scattare fotografie oppure prendere in braccio. Come se un corpo non vivo non sia più degno. Materiale di scarto.
Ecco, io ho già detto come la penso sulle foto e sapete che ho stretto in braccia Camilla per ore prima che il suo papà la riadagiasse nella sua culla per la prima e ultima volta, cantandole la ninna nanna come avremmo fatto appena fosse tornata a casa con noi come rituale della nanna.
Momenti speciali quelli che abbiamo vissuto con lei, brevi ma indimenticabili.

Perciò torno a riflettere sul perchè, ancora oggi che siamo aperti ad innovazione, visione futuristiche, contrariamente siamo così chiusi su quello che sono la malattia e la morte?
Forse perchè fanno paura, si potrebbe rispondere.
Allora io controbatto chiedendo, ma la paura nasce dalla non conoscenza, quindi non sarebbe invece meglio parlarne di più?
Non sarebbe meglio informarsi maggiormente su come affrontare la situazione, nel mio caso la morte endouterina.
Partiamo dal presupposto che è accaduto per una serie di motivi noti o ignoti, ora che si fa?
Ecco, io non lo sapevo.
E qui tornano in gioco le ostetriche. Sono state i miei angeli custodi indirizzandomi verso le più corrette decisioni. Le più discostanti da quello che è la mentalità comune (che era anche la mia prima di sapere), ma le più corrette semplicemente perchè mi avrebbero fatta sentire bene ad in pace con me stessa dopo.

Ma loro non sono le uniche a cui devo dire grazie: l'associazione CiaoLapo Onlus ( http://www.ciaolapo.it/), i cui fondatori hanno vissuto in prima persona la mia stessa esperienza, si occupa di aiutare i genitori e i familiari che si trovano a dover affrontare il lutto, oltre ad altre importanti iniziative per la diagnostica precoce e la consapevolezza in gravidanza (tramite il progetto Kickcount) e l'impegno per il riconoscimento del 15 Ottobre come la Giornata nazionale della consapevolezza sulla morte perinatale (proposta di legge atto camera 4870 del 10.01.12).
Loro è il libricino che ho ricevuto in regalo, loro sono le testimonianze di altri genitori che hanno vissuto la mia esperienza, grazie a loro ho scoperto che non sono sola.. purtroppo aggiungerei.
Tanti, troppi sono i bambini che nascono morti, i dati sono sconcertanti: 4.1 MEF ogni 1000 nascite.
In parole povere: nell'ospedale della città in cui vivo, nascono circa 1000 bambini l'anno, Camilla è stata la prima morta nel 2014 e a lei ne seguiranno altri 3.
Mi si sono quindi spalancate le porte di un mondo che non conoscevo, nascosto dalla società che lo rifiuta e tende a dimenticarlo, ma noi, genitori di bambini speciali non possiamo dimenticare.
Credo fermamente che informare possa essere utile non solo per i genitori  che devono affrontare quello che è certamente il momento peggiore della loro vita, ma forse anche per prevenire questo devastante esito, e poi ancora per le persone che ci circondano, perchè sappiano come reagire e rispondere senza cadere in frasi fatte e di circostanza che fanno più male che bene.

La mia campagna pro-felicità: #HappinessSenzaTe

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Imperversa sui vari social network un gioco che si intitola: 100 happy days.
Il gioco consiste nello scattare fotografie di momenti felici, per 100 giorni consecutivi e poi postarle sui social. Come citato nella pagina ufficiale ( http://www.100happydays.com/), può essere qualsiasi cosa: da un appuntamento con un tuo amico, a un buonissimo tiramisù al ristorante; dalla piacevole sensazione di rientrare a casa dopo una giornata di duro lavoro, a un piacere fatto a uno sconosciuto.

Dunque io conoscevo una versione più semplicistica che avevo letto tempo fa su una rivista. In questo caso era sufficiente riflettere alla sera ed elencare da tre a cinque momenti della giornata trascorsa in cui ci si è sentiti felici, appagati o, quanto meno, non male!
Quando avevo letto quest'articolo avevo svolto il mio compito serale almeno per qualche tempo ed ero impressionata dal risultato: anche durante la giornata riuscivo a cogliere maggiormente i lati positivi delle cose ed essere, nel complesso, più rilassata e serena.

Perché ne parlo al passato?
Perché da quando ho perso Camilla non l'ho più fatto.
Non volevo essere felice né tanto meno vedere la felicità.
Troppo forte il dolore per poter provare altri sentimenti, a cui si aggiungeva il senso di colpa: non potevo essere felice se lei non c'è più, era come farle un torto.
Poi ho cambiato prospettiva. Qualcuno mi ha detto: i nostri figli sono sempre accanto a noi anche se in un modo diverso e certamente vorrebbero vederci felici.

Ho messo da parte i sensi di colpa e mi sono impegnata per la mia felicità.
Lo devo ad Aurora, a Camilla, a mio marito, alla mia famiglia, ma soprattutto a me stessa.
Questo non è dimenticare, è solo concedersi un nuovo sorriso anche se pieno del triste ricordo.

Allora anche io voglio lanciare una nuova campagna pro-felicità, #HappinessSenzaTe.
Per tutte le mamme che hanno perso i loro bambini, in gravidanza, durante il parto o subito dopo.
Ma anche per tutti coloro che hanno perso qualcuno e, a modo loro, ricostruiscono una quotidianità diversa, molte volte difficile, ma che si meritano di vivere.

Ecco io penso spesso a Camilla, e spesso vorrei raccontarle della mia giornata, come facevo quando ero incinta annotando su un diario tutto ciò che ci accadeva.
Ciò che mi manca ora è il poter condividere con lei quello che faccio, la vita insomma.
Ma se la vita ci ha divise, questo non vuol dire che io non possa raccontarle ciò che ho fatto durante la giornata immaginando che lei mi senta e ne gioisca.
E, come si fa scrivendo una lettera ad un amico lontano, le racconto i miei momenti di gioia, quelli che avrebbero fatto sorridere anche lei, per cercare di immaginare come sarebbe stato il suo sorriso.
Questo mi aiuta a sentirla ancora vicina, perchè, come ha spiegato un bimbo alla sua mamma, "Non l'ho persa. E' solo morta." 

Vi lancio, dunque, la mia campagna tutta dedicata a ritrovare serenità mantenendo vivo il ricordo di chi non vediamo più con gli occhi ma sentiamo vicino al cuore.

Potete commentare questo post, oppure scrivere su twitter con l'ashtag: #happinesssenzate o, meglio ancora, su facebook, che si presta di più ad essere utilizzato come diario.
Nella pagina https://www.facebook.com/pages/Happiness-Senza-Te lasciate i vostri ricordi per chi non è qui con noi.
Con un po' di impegno costante (so quanto non è facile), ma più scrivete, meglio è, riuscirete a ritrovare, forse, un po' di serenità e soprattutto a dedicarla a chi è dall'altra parte e aspetta solo di sapere che siete felici.

Comincio io:
Ciao Camilla,
oggi piove, la pioggia non ti sarebbe piaciuta, ma questo ci ha permesso di giocare tutti insieme a fare un pic-nic immaginario seduti sul tappeto, con tanto di tenda da campeggio montata in salotto.. e questo ti avrebbe fatta ridere.
Ci siamo divertiti e, sono certa, anche tu.
La tua mamma


Top Ten

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Oggi mi dedico ad una classifica.
No, non è la classifica discografica (e da quando mi sarei data alla musica?), bensì la top ten delle miglior frasi mai pronunciate:

  • "Dovete capire che la morte endouterina fa parte della statistica, quindi degli eventi che possono accadere in gravidanza." oppure "Capita" oppure "Cosa ci vuoi fare, sono cose che succedono".
Peccato che nella statistica non ci sia anche tuo figlio, così magari potremmo riparlarne.
  • "Signora è inutile lamentarsi se ha male per il taglio, deve capire che non è un'appendicite. E poi lo ha chiesto Lei, noi Le avevamo detto che doveva scegliere un parto naturale.
Verissimo, ho chiesto io un taglio cesareo, ma primo non mi sto lamentando di questo bensì di un altro dolore, e secondo, anche se dovrebbe stare al primo posto, scusa ma non me la sono sentita di partorire mia figlia morta.
  • "Un buon ecografista non deve soffermarsi su tutto altrimenti non finirebbe più. Certe cose vanno date per scontate".
Questa credo si commenti da sola...

  • "Magari aveva qualcosa che non andava." oppure "Meglio così, piuttosto che una vita di difficoltà se fosse vissuta."
Perchè se tuo figlio si ammala, tu lo ammazzi?
E comunque, per dover di cronaca, Camilla era sanissima.

  • "Sei giovane, puoi avere un altro figlio"
Certo che posso avere altri figli, ma questa frase detta così sembra che io debba cancellare Camilla, darle poco conto. Se avrò un altro figlio/a, avrà la stessa importanza che hanno Aurora e Camilla, nè più nè meno. 
  • "Devi fartene una ragione e andare avanti."
Ecco, scusa, ma al momento di farmene una ragione proprio non ci riesco e penso che non ci riuscirò mai.
Sull'andare avanti, beh, sicuramente ci proverò appena ne avrò voglia e mi sentirò pronta.
Ma questo non vuol comunque dire dimenticare come molti intendono.
  • "Sei fortunata ad avere già un'altra bambina. Pensa se Aurora non ci fosse stata, sarebbe ancora peggio" 
Forse proprio perchè ho già un'altra bambina capisco ancora di più cosa ho perso rispetto a chi lo sperimenta con il primogenito.
E' vero, d'altra parte, che Aurora comunque riempie la casa e può portare la sua gioia innocente ed un sorriso contagioso.
Credo che il dolore del lutto sia dolore in ogni caso, e come tale vada trattato. Uno non è più forte dell'altro, solo differente.
  • "Meglio adesso che non fra qualche tempo"
Io ho comunque passato nove mesi con lei, perciò l' ho comunque vissuta e le ho voluto bene.
Probabilmente l'ho conosciuta meno di quello che avrei potuto se avessimo trascorso del tempo insieme, ma, come per la frase di prima, ho perso la mia bambina e provo dolore, un forte, straziante, logorante dolore, solo diverso da altri lutti, ma pur sempre quello è.

Bene, ho concluso la mia bellissima classifica (tutta dedicata a te, e tu lo sai.. anche se non credo tu abbia mai pronunciato una di queste frasi così come le ho riportate. Forse delle parti, dei collage direi, ma con una spiegazione che ti hanno sempre salvato in corner).

Lascio a voi, invece, i commenti.
Io le ho scritte in ordine di gradimento. (Sì, è sarcasmo il mio!)
Quale frase a voi è piaciuta di più?

Vi lascio invece con una citazione che mi è piaciuta molto e che fa riflettere:
Nessuna mano è tanto piccola da non lasciare unimpronta sulla terra. 

Bella come ... una zebra

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"Sei bellissima, mamma"
"Grazie Aurora"
Sta diventando una civetta e, quando dice così, so che dopo devo aspettarmi la batosta.

Ed eccola...
"Sembri una zebra" (da pronunciare "gebra")
"Ah, grazie.. E perché una zebra?"
"Ma perché hai questa maglia con le righe"
"E non ti piace?"
"Sii..."
Non sembra molto convinta, anzi nemmeno un po'. Della serie, mi fa ca...are, ma non posso dirtelo.
"Allora va bene" insisto io.
...
"... Però mamma sembri PROPRIO una zebra"

Ora manca da accertare quale tipo di zebra, pardon gebra, dovrei essere.
Perchè ne esistono di diversi tipi:

La zebra baldanzosa:



La zebra stilosa:














 La zebra pacioccosa:





















La zebra atletica:













La zebra cucciolo (e questa è tutta per te, Aurora):




Conclusione:

Se anche una bambina di due anni riconosce la mia assoluta mancanza di stile, allora non va per niente bene!!

Con tutto rispetto per le zebre sopra elencate!



E voi, che tipo di "gebra" siete?


Una scatola di ricordi

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Sono tornata a casa dall'ospedale e non ho avuto il coraggio di disfare la cameretta di Camilla.
Anzi, era il mio rifugio tutte le volte che volevo fermarmi e piangere... piangere e chiedermi il perchè di tanto dolore. Il mio rifugio dove la ritrovavo.

La sua culla è ancora lì, al suo posto, con i lenzuolini e il piumoncino, tutta pronta. Così come la bambolina con il suo nome è ancora appesa e ben visibile entrando in camera sua.
Sì, camera sua, perchè quella è e, per sempre sarà, la sua camera.
Sarà, prima o poi, di qualcun altro, ma resterà anche la sua, sempre.

Quello che sono riuscita a fare, invece, è raggruppare tutte le sue cose.
Le ho raccolte e messe in una grande scatola.
Si tratta della scatola che la zia le aveva preparato da portarmi quando fosse nata...
Alcuni degli oggetti li ha comunque lei: un orsacchiotto, un ciuccio, delle scarpine fatte a mano..
Ma tante altre sono qui, con me, e ho voluto metterle tutte insieme.
Dentro c'è: un orsetto peluche rosa, un porta ciuccio, delle paperelle di gomma, un bavaglino e un asciugamano con il suo nome, una cuffietta, un gioco e il suo diario. 
e una scarpina rosa... una sola, perchè l'altra ce l'ha lei.

Ogni tanto, adesso, torno in camera sua e la apro per osservare quante cose già possedeva ancor prima di nascere, quanto le volevamo bene ancora prima di averla conosciuta.

Ho fatto tutto questo un pomeriggio quando ho sentito la necessità di mettere ordine, mettere ordine nella mia testa, mentre Aurora, invece, pasticciava accanto a me.
Ho assicurato un posto alle sue cose, ho assicurato un posto a lei per sempre.

Io l'ho fatto di mia iniziativa, ma ho scoperto a posteriori (e te pareva!), che serve proprio per elaborare il lutto. Ed effettivamente a me è davvero servito.
L'Associazione CiaoLapo Onlus ha un progetto meraviglioso che si chiama "dona una memory box".
http://www.ciaolapo.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=360:memory-box&Itemid=854
La memory box è una scatola utilizzata per conservare ricordi importanti (scatola dei ricordi è la traduzione letterale), un “luogo” utile a ricordare e a onorare la memoria di vite piccole e preziose; e contiene:
il libro di autoaiuto Il sogno infranto
un peluche
una piccola coperta di lana o di stoffa in cui avvolgere il bambino o da tenere in suo ricordo,
un paio di scarpine di lana,
il librettino con i ricordi del bambino "I ricordi di un piccolo principe/ di una piccola principessa" compilato dalle ostetriche con o al posto dei genitori (che è quello che io ho ricevuto in regalo con le impronte di Camilla.)

Riceverla in regalo è certamente d'aiuto perchè, in quel momento, è difficile riorganizzare le idee e capire cosa sia meglio fare per non doversi trovare in futuro a rimpiangere qualcos'altro di questa assurda situazione.
O almeno, è sufficiente avere idea di cosa aspetta a dei genitori che stanno vivendo un lutto perinatale e che decisioni possono prendere, quali sono i loro diritti.


La memory box è bella anche se fatta in modo autonomo, artigianale, casalingo, se non l'avete ricevuta in dono.
E' sufficiente una scatola e riempirla di tutto ciò che appartiene al vostro bimbo. Oggetti suoi, che lo rappresentano o che ricostruiscono la sua storia, regali di parenti e amici.
Io ho inserito anche il necrologio di Camilla.. perchè fa parte della sua vita e rappresenta il suo unico  momento di "vita" nella nostra società.

La mia felicità

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Cos'è la felicità?

Aurora che mi sorride, corre, gioca, si diverte;
Aurora che mi dice "Sei la mamma migliore del mondo";
Un bacio pieno di bava al mattino;
Una partita a calcio balilla, quel calcetto balilla che era finito in soffitta e non ricordavo neppure di avere;
Una cena con gli amici, quei vecchi amici che non ti hanno mai abbandonato;
Guardare un film alla tv la sera accoccolati sul divano;
Aurora che chiama mamma dieci milioni di volte al giorno;
Il ricordo di Camilla, il suo visino, i calci nel pancione;
Le foto di Camilla e di Aurora appese in salotto;
La domenica tutti insieme a pranzo perché così è sempre stato e così sempre sarà;
Mangiare pane e nutella fino alla nausea e poi pentirsi;
Viaggiare alla scoperta del mondo;
Sapere di poter sempre contare sulla tua famiglia;
Un bacio ricevuto dalla mia mamma;

Un test di gravidanza positivo....


Ti amo ieri, oggi, per sempre. Grazie Camilla.

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Ciao Camilla,
ti scrivo oggi, non perchè sia una ricorrenza particolare, ma perchè un anno fa, oggi, avevamo iniziato il nostro viaggio insieme.
Lo sapevo da qualche giorno, perchè il test era positivo, ed anche il dottore ce l'aveva riconfermato.
Proprio oggi.. proprio un anno fa'...
Quanto tempo è passato, eppure sembra ieri.
Ieri che abbiamo saputo del tuo arrivo, ieri che ti ho sentita muovere per la prima volta, ieri che venivi al mondo senza mai poterlo conoscere...
Ieri, eppure così distante, lontano.
Lontano perchè i minuti, i giorni, i mesi passano veloci.
Ma una cosa non passerà mai, il mio amore per te.

Oggi... oggi, comincia per noi un qualcosa di nuovo, che non vuol dire averti dimenticata o messa da parte.
Come non ho mai messo da parte Aurora per te.
Semplicemente continuare a vivere, o meglio continuare a sopravvivere in questo mondo.
So che tu ci sarai sempre vicina, al nostro fianco per sempre.
So anche che è merito tuo se tutto questo sta accadendo, se riesco a reagire e ho trovato un nuovo coraggio.
Ora non abbasso più lo sguardo, non mi mordo più la lingua, so che ho una seconda opzione che non sempre ho tenuto presente nella mia vita, ma ora lo so. Se ho qualcosa da dire, lo dico, affronto la situazione, alzo la testa perchè se ho potuto sentire il tuo cuore tacere, se ho potuto vederti adagiata nella tua piccola bara, se ho potuto guardarti scomparire sotto due metri di terra, se ho potuto fare tutto questo e sopravvivere, beh, ora posso affrontare qualsiasi cosa. QUALSIASI.
Il dolore rimane intenso, straziante e costante. Però, allo stesso tempo, il tuo dolce ricordo vive nel mio cuore e per sempre vivrà, dove anche tu sempre vivrai.
Continuerò nel mio intento, informare per creare una cultura sul lutto perinatale e impegnarmi perchè qualcosa cambi a livello medico, perchè così ti ho promesso, perchè questo è il mio modo per starti vicino, perchè io non mi scorderò mai di te.

Quindi ti ringrazio per essermi sempre accanto, per avermi mandato questo dono... perchè so che sei stata tu, e che proteggerai per sempre noi tutti.

Grazie Camilla per esserci vicina anche se così distante fisicamente... che è quello che mi fa più male.

Ti amo ieri, oggi e per sempre.
La tua mamma




Il parcogiochi

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Andare al parcogiochi è ormai un'abitudine irrinunciabile.
Diciamo che su sette giorni, noi ci andiamo almeno otto!
E ovviamente cosa piace ad Aurora? No, non lo scivolo o l'altalena o il cavallino con mega molla che dondola. No. Sarebbe troppo facile.
A lei piacciono la sabbia o la ghiaia...
Per capirci, ci sono alcuni parcogiochi che hanno questa meraviglia: un'area delimitata con sabbia che si chiama, appunto, "sabbionaia" e che io ho ribattezzato "piscionaia".
Si, perché non venitemi a raccontare che gli animaletti non siano attratti anche loro da questo bellissimo posto che ovviamente diventa anche la loro toilette.
E lo stesso vale per la ghiaia.


Ma torniamo a noi.
Dunque dicevo che ad Aurora piace giocare con sabbia e ghiaia quindi la gita al parcogiochi si trasforma in un polveroso divertimento al quale segue necessariamente bagnetto e cambio vestiti con uso spropositato di disinfettante.


Visto che non sono sempre in vena di polvere, pipì di gatto, cane o altro animale, bagnetto e disinfettante,(non necessariamente in questo ordine) decido di optare per un parcogiochi minimal senza agenti contaminati da liquidi corporei vari.
Ce n'è giusto uno al centro commerciale che poggia su bellissime mattonelle morbidose.
Così ecco, l'altro giorno siamo proprio andate lì!

Tutta questa introduzione per arrivare al vero aneddoto da raccontare, ma era necessario così anche voi mi racconterete la vostre esperienze con la pipì di gatto.. ops, mi sono sbagliata, volevo dire con il parcogiochi.

Visto che in questo favoloso parcogiochi non c'è nè sabbia nè ghiaia, Aurora si dedica ai comuni giochi ed interagisce maggiormente con gli altri bambini, mentre io mi rilasso comodamente seduta a guardarla.

L'altro giorno una bambina piuttosto esuberante e più grande di lei, credo avesse 5/6 anni, si mette a giocare con Aurora e cominciano una sorta di dialogo:
Bambina: "Come ti chiami?"
Aurora: "Aurora"
Bambina: "Io mi chiamo ..."
Fin qui tutto bene, io non stavo nemmeno prestando attenzione.
Poi arriva la fatidica domanda:
Bambina: "Tu hai una sorellina?"
Aurora: "Si, ce l'ho"
Bambina: "Come si chiama?"
Aurora: "Camilla"
Bambina: "E dov'è? Gioca con te?"
A questo punto io avrei risposto: "Ma farti gli affari tuoi, no?"
Invece mia figlia è una personcina molto educata:
Aurora: "Sì, ma è su nel cielo"
Adesso la bambina è visibilmente stranita, quindi indaga ancora:
Bambina: "Ma allora non c'è" 
Aurora: "Si che c'è, è solo su nel cielo"
Anche un papà lì vicino si gira a scrutare Aurora con sguardo smarrito.
Ma la bambina non demorde (caspita che perseveranza!):
Bambina: "Se è in cielo non c'è allora"
Non l'avesse mai detto...
Aurora la guarda arrabbiata:
Aurora: "Ti ho detto che c'è, si chiama Camilla ed è su in cielo!"

Non lascia spazio a repliche.
Anche quel papà lì vicino capisce...
Silenzio...

Ecco inizio ad odiare il silenzio, non è che non parlandone passa tutto, anzi è peggio.

Ma questo post non era per polemizzare, bensì per ringraziare Aurora.
Perché se una bimba così piccola ha perfettamente capito come stanno le cose e non si vergogna a parlarne con naturalezza, questo mi fa ben sperare che, prima o poi, anche gli adulti facciano altrettanto.
A noi non da fastidio parlarne, siete voi che ci temete, e non ne capisco il motivo.
Non è una malattia contagiosa.

Qualcuno di voi me lo aveva scritto, come se l'avesse predetto. Credevo fermamente che Aurora prima o poi avrebbe parlato di Camilla ad altri bambini in quel suo modo semplice e diretto, ma non pensavo proprio sarebbe accaduto così presto!

Ora tocca a voi raccontarmi delle vostre esperienze al parcogiochi, inclusi dialoghi particolari tra bambini.

Un prontuario; per chi deve affrontare la triste realtà

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Quado ho visto il cuoricino di Camilla fermo e il suo elettrocardiogramma piatto tramite lo schermo dell'ecografo, beh, anche una parte del mio cuore si é fermata pur battendo all'impazzata e tutto, tutto, é diventato confuso.
La mia mente si é annebbiata e si rifiutava di collaborare, capire, ragionare.
Io non sono nemmeno riuscita a piangere, mi sono fermata a fissare il soffitto, un punto nel vuoto.
Guardavo eppure non vedevo,

Poi sono arrivate le domande e le questioni da risolvere e le decisioni da prendere.
E io non sapevo neppure da che parte cominciare, quali fossero i passi da seguire, ovviamente chi mai si può prefigurare questo e prepararsi?
I medici e le ostetriche mi hanno illustrato velocemente le varie questioni da risolvere e le decisioni che dovevo prendere subito perché ero già in travaglio e i tempi si stavano accorciando.

Questa introduzione per dire che sarà un post noioso, ma utile a chi lo leggerà e ancor più a chi, purtroppo, si troverà ad affrontare questa situazione.. la MEF, la morte endouterina, per me, per noi, semplicemente la morte della nostra bimba, di Camilla.
Ecco scrivo questo come se fosse un prontuario non solo per chi deve affrontare la triste realtà,  ma anche per tutti quelli che vogliono sapere... sperando che siano molti.


QUESTIONE DA AFFRONTARECOSA NE PENSO IO E COSA HO FATTO SI PUO' LEGGERE QUI IN BREVE
Dovete decidere che tipo di parto affrontare: naturale o cesareo?Parto naturale pro: non è un intervento e ci si riprende piu velocemente, delle mamme dicono che scegliendo un parto naturale si sentono di fare qualcosa per il loro bambino. Durante il travaglio, secondo linee guida, potete richiedere l'analgesia. Parto naturale contro: non sentirete il bambino piangere, potrbbe comunque essere necessaria l'episiotomia, dovrete affrontare tutto il travaglio sapendo qual è l'esito. Parto cesareo pro: se sarà effettuato in anestesia totale non dovrete partecipare al momento della nascita e sentire il silenzio, non dovrete affrontare un possibile lungo travaglio. Parto cesareo contro: è un intervento che richiede un recupero fisico.

Dovete decidere se effettuare l'autopsia sul corpo del bambino Tramite l'autopsia è possibile, ma non in tutti i casi, determinare se ci siano state delle malformazioni o dei motivi che hanno portato alla morte. Attenzione: non sempre. Dovete anche sapere che il corpo del vostro bimbo verrà sezionato (purtroppo non esiste un termine migliore) per poter effettuare l'esame, ma verrà comunque ricomposto con cura dagli operatori e vi verrà riconsegnato intatto a parte i segni delle incisioni. Per completare gli approfondimenti diagnostici ci vanno di solito circa otto settimane. Anche se non effettuate l'esame autoptico sul corpo del bambino, è possibile svolgere degli accertamenti sulla placenta.

Dopo il parto, potete chiedere di vedere il bambinoA seconda della struttura, gli operatori sanitari possono essere più o meno "istruiti" ad affrontare la situazione. Sappiate che voi potete vedere e tenere in braccio vostro figlio. Solitamente per poche ore. Può sembrare strano pensare di stringere fra le braccia un piccolo corpicino esanime, ma pensate che sarà l'unico momento che potrete trascorrere con vostro figlio. Volete davvero rinunciare?

Potete scattare foto al vostro piccolo Anche in questo caso, può sembrare strano e contro la nostra mentalità: scattare foto ad un morto? Non si fa! Eppure questo sarà l'unico ricordo che potrete rivedere in futuro per non dimenticare mai nessun particolare del suo visino.

Raccogliere altri dati e ricordi Potete, autonomamente o con l'aiuto di un'infermiera o ostetrica, prendere le impronte dei piedini e delle manine, conservare il braccialetto identificativo, una ciocca di capelli o un'unghietta, annotare peso e altezza.
Vestire e lavare il bambinoAutonomamente o con l'aiuto di un'infermiera o ostetrica, potete lavare il vostro bambino e vestirlo, o quanto meno, avvolgerlo in una copertina.

Se avete altri figli, potete scegliere se far loro vedere il piccolo Anche i vostri figli hanno vissuto con voi l'attesa, renderli partecipi del finale, seppure sconvolgente, può essere per loro necessario per conoscere il bimbo e prendere atto di quanto accaduto in modo che non perdano un passaggio della vicenda che potrebbe creare in loro confusione. In futuro, sapranno identificare il fratellino o sorellina.

BattesimoNon è possibile battezzare i bambini nati morti, ma è possibile richiedere per loro una benedizione, se ci tenete.

Sepoltura e Funerale E' sconcertante dover pensare a questo quando fino a ieri si pensava ad arredare la sua cameretta.. lo so..
Dovete contattare un'impresa funebre. Se è stato optato per l'esame autoptico, avrete tempo, fino a quando il corpicino vi verrà restituito. Se invece l'autopsia non verrà eseguita, ma voi avete subito un cesareo, potete ritardare di qualche giorno (invece dei due/tre canonici) la funzione in modo che possiate partecipare dichiarando di attendere parenti lontani (lo fa solitamente l'impresa funebre).

Fatevi aiutare Già in ospedale è possibile che venga richiesto per voi un aiuto psicologico da parte di medici specializzati.Potete decidere se accettare o meno tale aiuto medico.Potete anche scegliere dei gruppi di mutuo aiuto; chiedete alle ostetriche o i ginecologi se ne conoscono di attivi nella vostra zona.Potete cercare aiuto in rete. Io mi sento di consigliare il sito www.Ciaolapo.it , un'associazione i cui fondatori hanno perso il loro bimbo e che si occupa di lutto perinatale.Oppure potete elaborare il lutto da soli, forse in un primo periodo può essere quello che preferite per capire veramente quanto accaduto.In qualsiasi caso, la scelta spetta a voi, anche se non si tratta di una decisione definitiva ma momentanea. Fate ciò che preferite e che vi fa stare meglio, se così si può dire, in questo momento.

Raccogliere i ricordi Prendete una scatola e riempitela di tutto ciò che appartiene al vostro bimbo. Oggetti suoi, che lo rappresentano o che ricostruiscono la sua storia, regali di parenti e amici. Serve a fare ordine e dare il giusto spazio al vostro bambino. Prendetevi il tempo necessario per questo, è un passo importante e che vi sarà sicuramente utile per elaborare quanto accaduto, il lutto.

Ci saranno poi parenti, amici, conoscenti e soprattutto le parole pronunciate da affrontare.. e ne sentirete davvero ti tutti i colori ( questo è quello che ho sentito io: Top Ten ). Tenete in considerazione solo quello che vi fa piacere e dimenticate il resto, avete già altro a cui pensare.
Se voi ve la sentite e volete, parlatene, è giusto affrontare la situazione e ricordare è meglio rompere il silenzio (#breakthesilence) .

Quando sentirete essere il momento giusto per ricrearvi una "felicità quotidiana" (tutti la meritano! anche se adesso vi sembra l'ultima cosa al mondo), e questo periodo varia da persona a persona, cominciate dalle piccole cose.
Provate a leggere questo post, per capire di cosa parlo: La mia campagna Pro-Felicità: #HappinessSenzaTe

Se qualcun altro di voi, ha ulteriori questioni e possibili soluzioni, potete commentare qui sotto, in modo che chi leggerà possa avere un'idea di ciò a cui sta andando incontro.

5 Giugno 2014

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Ciao cucciolina,
Come passa velocemente il tempo!
4 mesi... Tanto è il tempo trascorso senza te.. E oggi, ancora una volta, torno a quel giorno.
Lo so, sono ripetitiva, eccessivamente malinconica, forse, ma non posso farne a meno.
Mi manchi, mi manchi tanto.

Ieri sono venuta al cimitero a trovarti, da sola, perché volevo stare un po' con te, anche se so che tu sei ovunque sono io, sempre al mio fianco, invisibile..
Sono venuta lì, nell'ultimo luogo in cui ti ho vista, perché è il contatto fisico ciò che manca.



Tu sai quanto ho provato a reagire con tutte le mie forze, quanto mi sono impegnata nel mio progetto.. Solo per te... E spero tu lo sappia.

Ma oggi, non mi va proprio di cercare la felicità, nemmeno un piccolo, remoto barlume di gioia. No, non oggi.
Forse sono gli ormoni, forse no..

Da quando mi hai mandato il tuo regalo, cresce in me la paura, il terrore mentre di pari passo cresce il tuo fratellino o sorellina dentro di me.

Ho paura di non saperlo proteggere.. Lo stesso errore che ho commesso con te...
Te ne sei andata senza che io abbia fatto qualcosa, senza che ti abbia stretto la mano come ho fatto quando il nonno se n'è andato.
Ero con te, eppure non c'ero..
Siamo destinate a vivere in due mondi diversi: vicine ma sempre separate..

Ho paura,Camilla, che possa accadere ancora, di non riuscire a prendermi cura di un altro dei miei bambini...
Ma che razza mamma non si occupa dei suoi bambini?

Sai, i grandi esperti teorizzano cinque fasi per elaborare il lutto: il rifiuto, la rabbia, il patteggiamento, la depressione e l'accettazione.
Personalmente non so in che fase mi collocherei al momento..

Sento ancora il rifiuto di quel giorno, tanto da venire a trovarti al cimitero solo il giorno precedente il tuo complimese; sento ancora la rabbia verso i medici e le loro linee guida; sento ancora la depressione e il dolore per quello che ho perso; affronto quotidianamente un patteggiamento interiore che mi spinge a sopravvivere in questo mondo e cercare una "felicità"; ma l'accettazione, beh, quella, mi dispiace grandi esperti, ma non la proverò mai.
Il tempo aiuta, attenua, ma non cancella e tanto meno io voglio eliminare il ricordo!

Ieri ho chiesto ad Aurora se vorrebbe un altro fratellino o sorellina che poi potesse giocare con lei, qui sulla terra. Lei ha riflettuto, poi si è rattristata e mi ha risposto che tanto sarebbe andato in cielo..
Ecco Camilla, ti chiedo solo una cosa, non volere per te il tuo fratellino o sorellina, lascialo giocare qui con noi, per favore.
Sembra uno scherzo del destino che la data di scadenza sia proprio quel maledetto 5 Febbraio, ma è ciò a cui mi aggrappo per dire che tutto andrà bene questa volta, nonostante la paura, perché sei stata tu a fare questo...

Grazie cucciolina mia.
La tua mamma

Non sono io quella inadeguata

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Ogni giorno, in Italia, 7 bambini nascono morti.
Quando ho letto questo dato mi sono fermata a pensare: così tanti? E perchè mai?
Molteplici le possibili cause che possono interessare sia la mamma, sia il bambino.
Per alcuni fattori di rischio è possibile, tramite controlli mirati, evitare epiloghi drammatici grazie a cure specifiche.
Esistono, poi, casi di natimortalità non spiegata.
Oppure come ha dichiarato il Dottor David Richmond durante un'intervista sul “The Guardian”: parte dei decessi dei bambini nati a termine sono dovuti a "piccoli, relativamente innocui errori (dello staff medico) che, quando combinati, portano ad un disastro".
Peccato solo che per "disastro" si intenda la morte della mia bambina - direi io.

Ma ciò che ho davvero pensato è stato: si cercano cure e aiuti per malattie rare, mentre di una questione così comune non si sa quasi nulla. 
Questo è il dato più inquietante.
I bambini muoiono, per malattia, per complicazioni, per statistica, per destino ma la gente non ne vuole sapere.

Di recente ho avuto la possibilità di confrontarmi con tante mamme e proprio loro commentavano che non pensavano essere la natimortalità così frequente.
Io stessa non lo credevo prima di cadere dentro questo vortice di desolazione.

Allora torna la mia domanda, se così tanti bambini nascono morti perchè non si sa cosa fare? 
Perchè non si riesce a parlarne?

Parlarne non vuol dire “contagiare” le altre mamme, tanto meno creare inutili allarmismi (non bisogna cercare problematiche o malattie fantastiche laddove non ve ne sono), vuol semplicemente rendere consapevoli le persone al fine di evitare il maggior numero possibile di morti e, se proprio deve accadere, sapere cosa fare e soprattutto che non si è soli.

A volte credo di essere io quella inadeguata se parlo delle mie due bambine. Sento su di me quello sguardo inquisitore e giudice che dice: ma questa sarebbe meglio stesse zitta.

Io non voglio e non posso proprio nascondere al mondo le mie due bambine. E perchè mai dovrei? Di cosa dovrei vergognarmi?

Camilla è presente in un modo differente, non sono io a non capirlo o accettarlo, ma gli altri.

Quando mi dicono dovresti guardare avanti, beh, io ci sto provando, ma allo stesso tempo anche voi guardate più in là del vostro naso e non giudicatemi male se parlo della mia vita, del mio cuore, diviso tra cielo e terra.

0,38 cm e un cuoricino che batte: la mia speranza

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Vi è mai capitato di soffermarvi ad ascoltare un cuore che batte..
Provateci.
Quel tutun tutun tutun ritmato, costante, modulato capace di dare un senso di pace e tranquillità a chi ascolta.

Ecco oggi non voglio parlarvi di quando solo stata catapultata all'Inferno non sentendo il battito di Camilla, bensì di un nuovo tutun tutun tutun.

La vita, una nuova vita, che cresce dentro di me.
E oggi, oggi per la prima volta l'abbiamo visto.
Sono tornata all'Ospedale dove sono nate sia Aurora sia Camilla e sono tornata in quel reparto dove ho incontrato per la prima volta gli amori della mia vita, dove ho vissuto la felicità più pura e il dolore più atroce..
Là sono tornata, perchè nonostante tutto, è un posto famigliare, perchè credo che se andassi da un'altra parte sarei considerata ancora meno di un numero di statistica, mentre qui..beh qui, conosco medici e ostetriche, so da chi farmi visitare e chi non voglio nemmeno vicino, so che ora mi ascoltano.
Conosco tutto, e per quanto sia difficile, qui voglio tornare.

Appena ho rivisto la porta del reparto ho pensato: "Eccoci, siamo di nuovo qui, cosa mi aspetta ora?"
Ma non può andare male sempre e comunque.
Questa volta è diverso, questa volta arriverò a scadenza e vedrò il mio bambino.
(Anche se io credo fermamente sia un'altra bambina!).

0,38 cm e un cuoricino che batte...
Quel senso di pace, tranquillità...
La vita...
La mia speranza.






Mi dispiace Elisabetta (Canalis), ma accettare, questo mai

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Scusate la sfogo ma adesso che la Canalis ha avuto un aborto nelle prime settimane di gravidanza( cosa davvero piuttosto comune purtroppo) diventa una questione di cui si parla e lei è una "avanti" e forte perché affronta il dolore a testa alta.
Mi dispiace per lei e lo dico sul serio, ma io cosa caspita dovrei dire allora che ho perso la mia bimba a 41 settimane?
Ho visto Camilla, l'ho abbracciata, salutata, l'ho sistemata nel suo ultimo letto e l'ho vista sparire sotto terra.
Io che provo ogni giorno a raccontare la mia storia sperando che qualcosa cambi e che soprattutto cerco di sopravvivere a questo dolore e cercare di reagire e cercare una nuova felicità?
Che chiedo di parlare di quello che mi è successo ma non sempre vengo capita.. Ma è lei quella forte e coraggiosa ovviamente.

E poi un'altra cosa, mi dispiace Elisabetta, ma accettare la morte di Camilla, questo mai!
A questo punto ritorna il mio pensiero che perdere un bimbo nelle prime settimane non è come perderlo a fine gravidanza.
Lo so questa frase scatenerà le critiche di molti, ma io credo sia così.
Ho provato entrambi, l'aborto a 7 settimane di gestazione e poi partorire la mia bambina morta. Beh, il dolore e la delusione che ho provato per il primo non sono stati nulla in confronto alla devastazione più totale, il dolore più atroce, la mancanza più grande nel perdere Camilla.

Un'ultima cosa, ho letto un articolo sul Corriere della Sera che cita: 
«INCREDIBILI E ASSURDE, DUNQUE, LE POLEMICHE SULLE FOTO DI ELISABETTA CHE FA JOGGING POSTATE SU INSTAGRAM, CHE RIVELANO UN’ARRETRATEZZA E UN’IGNORANZA INFINITE. FARE SPORT IN GRAVIDANZA FA BENE. E BASTA COLPEVOLIZZARE LE MADRI»
Se lei poteva correre o saltare, credo lo sapesse e ne fosse cosciente e faceva bene a farlo se poteva, ma smettiamola di dire che lo sport in gravidanza fa sempre bene perché è una balla colossale!
Io non posso correre, tanto meno saltare. Riposo: questa è la mia gravidanza, dall'inizio alla fine, per cercare di abbracciare il mio bambino vivo.
Così ho fatto per Aurora, così ho fatto per Camilla, così faccio ora.

Ricordo anche Michelle Hunziker che aveva dichiarato che la gravidanza non è una malattia e, per dare un messaggio positivo, era rientrata al lavoro dopo un paio di giorni. Ecco, sì, la gravidanza non è una malattia, ma non siamo tutte uguali e qualcuno ha problemi di salute tali da non consentire un recupero immediato o una gravidanza perfetta. 

Il mio era solo uno sfogo e il mio pensiero in merito.
Ripeto, mi dispiace per Elisabetta Canalis per il fatto in sè, ma certe affermazioni e questo coinvolgimento mediatico proprio no.

Va bene, ora sono pronta ai vostri commenti. Se volete potete anche provare a farmi cambiare sulle frasi con cui vi trovate in disaccordo.



Quello che non ho ancora raccontato

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Ho accennato al fatto che la storia, la gravidanza di Camilla, è piuttosto particolare.
Per dover di cronaca, credo sia giunto il momento di raccontarla fino in fondo.

Tutto ha inizio il 17 Maggio 2014, quando, con due giorni di anticipo, decido di fare il test di gravidanza.
Il risultato lo conoscete già, quindi niente suspance per voi: positivo!
Arrivavo da un aborto avvenuto alla 7° settimana, che mi ha colpita, delusa più che altro, ma non mi ha devastata.
Ricordo ancora oggi quel bimbo, che considero il mio maschietto, anche se in realtà non ho mai saputo il sesso.


Camilla arriva un mese dopo, e comincia così il periodo più difficile della mia vita, senza che io lo sappia.
Ovviamente all'inizio ci sono le paure che un aborto spontaneo si ripresenti, sopratutto a causa di continue piccole perdite ematiche. Ma Camilla resiste, così il 14 Giugno la vediamo per la prima volta: il suo cuore batte velocissimo e così anche il mio per l'emozione.
Immediatamente arriva anche la nausea, una vera tortura, che mi fa perdere 5 chili (anche se questo non è proprio stato un male!).
Devo dire che Camilla è stata un pochino più brava di Aurora in questo frangente: dopo i primi 3/4 mesi di vomito, sono poi riuscita a mangiare quasi di tutto, mentre sua sorella mi ha costretta a Pasta col pomodoro e prosciutto per nove mesi!

A partire dalle 16 settimane la situazione sembra migliorare: ormai la paura iniziale sembra scomparsa, le nausee pure e mi concedo perfino una vacanza di una settimana a Cattolica.
Una bella settimana al cui rientro scopriamo anche che il bambino che cresce dentro di me è in realtà una bambina: Camilla Enrica.
Da questo momento il nostro legame diventa ogni giorno più stretto, anche perchè riesco finalmente a percepire i suoi primi movimenti.

Il pancione cresce velocemente e tutto sembra procedere per il meglio, anche le perdite ematiche sono scomparse da tempo.
Mi sento davvero in forma, piena di forse, forse grazie al secondo trimestre che corrisponde solitamente ad un periodo favorevole.
Mi dedico anche al trasloco, senza esagerare ovviamente.

La situazione cambia radicalmente, anzi precipita, il 6 Ottobre 2014.
La giornata comincia come tutte le altre.
E' da circa una settimana che ripeto alle amiche e alla mia mamma che sento la bambina tanto bassa: "E' in una posizione diversa da quella di Aurora. E' proprio vero che ogni gravidanza fa' a sé" ripeto in continuazione senza ovviamente pensare a nessuna complicazione.
E' un paio di giorni che non dormo, la pancia mi fa un po' male, ma non sono contrazioni (le conosco non essendo la prima gravidanza). Imputo il tutto agli sforzi per il trasloco.
Così decido di riposarmi sabato e domenica.
Trascorro Domenica 6 Ottobre tra il divano di casa nostra e quello di mia mamma.
La sera, dopo cena, vado in bagno a lavarmi: faccio pipì ed un bidet.
Sento una sensazione strana, come se dovessi spingere e mentre mi lavo sento una gnocca, una palla che preme lì.
Subito non capisco e ritraggo la mano, poi ritocco con prudenza ed è così che accarezzo la testolina di Camilla ancora avvolta al sicuro nelle sue membrane.
Urlo a mio marito di chiamare mia mamma e affidargli Aurora e di portarmi di corsa all'ospedale: Camilla sta nascendo, ma sono solo 23 settimane + 6 giorni, troppo presto.
In ospedale confermano l'infausta situazione consigliandomi un cerchiaggio d'urgenza che mi viene praticato la mattina seguente.
Abbiamo il 50% di possibilità di riuscita, ed in caso di nascita fortemente prematura, anche Camilla ha il 50% di possibilità di sopravvivenza.

La sento scalciare ed agitarsi dentro il mio pancione, quasi come se mi dicesse io lotterò, e così è.
L'intervento riesce, il cerchiaggio tiene, non ho contrazioni forti e le membrane non si rompono.

Dopo tre giorni sono stabile e vengo trasferita a 100 km da casa, in un Ospedale di terzo livello, ovvero attrezzato con la Terapia Intensiva Neonatale.
Qui resto in osservazione per 11 giorni in modo da poter offrire la miglior assistenza alla mia bimba se mai dovesse nascere.
Vengo dimessa il 17 Ottobre con l'obbligo di riposo assoluto e l'assunzione di progesterone.

I mesi seguenti sono mesi "noiosi": trascorro le mie giornate tra letto e divano, leggendo libri e guardando la tv. Non posso occuparmi delle faccende domestiche e nemmeno di Aurora.
Per questo motivo mio marito richiede un periodo di aspettativa che non gli viene consesso e quindi lo trasforma in congedo parentale per Aurora che non ha ancora tre anni.
Questo e un diverbio con il suo responsabile gli costano il posto di lavoro.

La famiglia prima di tutto , è ciò che entrambi pensiamo.

Esco di casa solo per effettuare delle visite: Camilla cresce, sta bene.
Solo io continuo ad avere forti dolori, che non sembrano contrazioni, ma come un costante peso, dolore.
Arriva dicembre ed ormai prendo 3 pastiglie di progesterone e 3 di buscopan al giorno.
Nessuno credeva sarei arrivata fin qui: mi dicevano speriamo di portare avanti la gravidanza almeno fino a 28/30 settimane. Ora siamo oltre, un grande, grandissimo traguardo, che io ritengo sufficiente per ricominciare ad alzarmi un pochino e riprendere a fare due passi.
A 33 settimane vado in ospedale a causa di un dolore ancora più forte. Mi fanno un tracciato: la parte bassa dell'utero rimane costantemente contratta, ma non in alto, quindi non vengono definite contrazioni.

Passa anche Natale e Capodanno, rigorosamente a casa e arriviamo a Gennaio quando ormai è ora di toglire questo cerchiaggio.
Il 13 Gennaio sono in Ospedale dove la Dottoressa dopo un quarto d'ora di sofferenza (il cerchiaggio si rimuove ambulatoriamente senza anestesia) riesce a togliere il filo. Patisco proprio tanto male.
Dopo un controllo con un tracciato mi mandano a casa, dicendomi che probabilmente avrei partorito nel giro di un paio di giorni dal momento che la bambina è grande e il mio collo dell'utero non aveva tenuto in precedenza, quindi perchè tenere ora?

I giorni passano, ma Camilla proprio non si decide.
Io ormai mi dedico a qualsiasi tipo di attività per cercare di accelerare il travaglio e il parto.
Smetto il progesterone e il buscopan, prendo solamente la cardioaspirina a causa di un'ischemia cerebrale che ho avuto a 17 anni e i medicinali per l'asma.
Tengo anche sotto controllo la pressione poiche per Aurora ho avuto un principio di gestosi proprio gli ultimi giorni prima che nascesse.
I dati sono buoni, anche se è altalenante, a volte fa dei picchi che però rientrano nel giro di 24 ore.

Arriviamo a 39 settimane e l'asma peggiora drasticamente: mi sveglio di notte in apnea e fatico a regolarizzare il respiro. Così mi reco in ospedale per un consulto urgente durante il quale la Dottoressa mi paventa la possibilità di fare una radiografia per capire se ci sono problemi.
Chiedo di evitarla e mi vengono prescritti medicinali più forti e un antibiotico per via dell'infezione che ho alle vie respiratorie (una tosse forte e persistente).
Riferisco tutto al mio ginecologo, come di ha imposto di fare l'Allergologo e lui mi dice di seguire la cura, ma non sembra preoccupato.

Sono 40 settimane e tutto tace. Ho rifatto una visita di controllo dove si riscontra un assottigliamento del collo con un principio di dilatazione, così penso: "Ci siamo!"
Ma non è così.
Di notte le crisi respiratorie si intensificano ed arrivo a pensare che qualcosa non vada davvero bene. Lo dico anche al mio ginecologo. Vorrei non aspettare altri 10 giorni per l'induzione, ma lui mi dice che non può far nulla: ci sono delle linee guida da seguire, un protocollo e di vedere cosa dicono e valutano ai controlli post termini.

Sabato 1 Febbraio faccio il primo tracciato tocografico e valutazione AFI (controllo della quantità del liquido amnitico): nessuna contrazione, il liquido è abbondante e la placenta è posteriore. Non interessano altri dati. 
Nessuna visita interna. Ripeto che le crisi sono aumentate e che credo esserci qualcosa che non va ma mi viene ripetuto di seguire la terapia prescritta e che va tutto bene, la bambina sta bene.

Lunedì 3 Febbraio ripeto gli esami (tracciato + AFI). Anche questa volta nessuna visita interna o ulteriori accertamenti.
Essendo un altro medico ripeto ancora dell'asma e chiedo l'induzione quel giorno; "Cosa cambia se lo facciamo oggi?" chiedo al ginecologo.
"Non si può, le linee guida dicono che bisogna attendere 10 giorni dopo la scadenza. E poi potrebbe entrare in travaglio naturalmente " e me lo mette pure per iscritto.
Torno a casa sconsolata, però penso: devo resistere solo due giorni ancora e poi tutto questo sarà solo un brutto ricordo!

Quanto mi sbagliavo! Non sapevo che il peggio, l'Inferno, doveva ancora venire.

Martedì 4 Febbraio ricontrollo la valigia, anche se è pronta da mesi, sistemo la casa e sbrigo le ultime faccende.
Sono le 23:30 quando sento Camilla muoversi, un movimento fortissimo che vede perfino mio marito.
Così la prego di non farmi stare sveglia tutta la notte perchè l'indomani sarebbe stata una giornata impegnativa.
Vado a letto e la saluto: "Buonanotte Cucciola, domani è finalmente il grande giorno!"


Quello è stato l'ultimo momento in cui ho salutato e sentito Camilla viva...

Adesso chiedo a Voi di commentare, anche se a posteriori ( che è sempre più facile), cosa ne pensate? Cosa avreste fatto voi?


Mamma, cos'è il cimitero?

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"Mamma, andiamo a trovare Camilla al cimitero?"
"Sì, Aurora"
"Mamma, cos'è il cimitero?"
"..."
In meno di un minuto la mia mente cerca di elaborare una risposta. La verità è che non so cosa dirle.
"Mammaaaa, cos'è il cimitero?"
Sto ancora cercando di elaborare qualcosa di sensato e non troppo complicato o doloroso per lei.
"..."
Quando ecco che arriva la seconda domandona:
"Ma perchè andiamo al cimitero se Lei è in cielo?"
"..."
Ecco, ormai sono nel panico, che cosa mai dovrei dirle?
Pensa, mi dico, pensa... ma nulla... il vuoto.
Penso a spiegarle della differenza tra corpo e anima: il corpo è al cimitero, l'anima è in cielo...Troppo difficile, mi dico.
"Mammaa! Rispondi?"
Aurora è una bambina testarda ed è quasi impossibile farla franca ad una sua domanda.
"Perchè al cimitero abbiamo visto Camilla per l'ultima vota"
Che quanto meno non è una bugia. Mi rilasso e tiro un respiro di sollievo. Ce l'ho fatta... forse.
"Mamma, ma poi Camilla è andata in cielo"
"Sì, esatto"
Mi sento vittoriosa, l'ho scampata e lei ha avuto la sua risposta sensata.
"Deve aver preso una scala per salire su nel cielo, vero mamma?"
Seguo il suo ragionamento guardandola con tenerezza.Vedo che sta cercando di elaborare un pensiero, di capire e non la interrompo, lascio fluire le sue idee...
"Mamma, ma Camilla è piccola, non poteva salire le scale! Sarà sceso il nonno Enrico a prenderla in braccio!"
Sorrido. Ha ragione, Camilla è piccola, non può salire le scale, anche se fossero quelle che portano in cielo.
Ma il suo ragionamento non è finito:
"Ma allora, dov'è questa scala?"
"Non lo so, Amore. Io credo non sia salita in cielo con una scala" azzardo a dirle. Per non illuderla nel cercare una scala fantastica.
"Allora come ha fatto a salire, mamma?"
"Ecco.. io credo, che sia volata in cielo"
"Con le ali?Le sono spuntate le ali?"
"mmm..non so se le sono spuntate le ali?"
"E allora come ha fatto a volare?"
"mmh..."
"Ma certo mamma, con la polvere di fata!"
Resto senza parole: la polvere di fata? Giusto, solo un pizzico di magia poteva togliermi da questo problema!

Dopo questo breve dialogo, mi sono chiesta se abbia capito cosa vuol dire davvero volare in cielo.
E la risposta non è tardata ad arrivare. Qualche giorno dopo Aurora era in giardino con suo zio quando, ad un tratto, afferma:
"Zio, anche io quando sarò vecchia come la nonna bis morirò e andrò in cielo"
Lo dice con un tono pacato, tranquillo: è la normalità, non si deve avere paura.
"Sì, ma non adesso, fra tanti tanti anni" le risponde suo zio un po' perplesso a causa della sua esclamazione.
"Sì, sì, quando sarò vecchia come la nonna bis"
Aurora non ha dubbi sul quando si deve morire.. e non ha nemmeno dubbi sul cosa significhi.
Poco più tardi, Aurora torna alla carica per finire il suo ragionamento con me.
"Ma allora perchè Camilla è andata in cielo che è ancora piccola?"
La guardo, sospiro, non rispondo... Lei non chiede di più questa volta...

Voi cosa avreste risposto alla domanda di Aurora : "Cos'è il cimitero? Perchè andiamo a trovare Camilla lì se Lei è in cielo?"

Ora mi rivolgo esclusivamente alle mamme con bimbi in cielo e in terra, voi cosa rispondete, raccontate ai vostri bambini in terra dei loro fratellini o sorelline in cielo?
Si fanno anche loro domande? Cercano di capire?



Il Signor Protocollo

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Di recente qualcuno, in un discorso generico, mi ha parlato di nuovo di "protocollo".

Ecco, io non sono essenzialmente una fan del protocollo, anzi, ad essere proprio sincera, diciamo che lo odio con tutta me stessa. Tanto che se lui dice una cosa, adesso come adesso, io farei esattamente l'opposto.
Potrebbero benissimo eliminare la parola dal vocabolario che non ne sentirei la minima mancanza, anzi mi sentirei sollevata.

Ma cominciamo dall'inizio, per protocollo o, meglio ancora, linee guida nazionali si intende un insieme di raccomandazioni di comportamento clinico elaborate dal sistema nazionale basate sugli studi scientifici più aggiornati.

Pensandoci bene, non sono così amica nemmeno dell'OMS che mi dice devi allattare esclusivamente al seno e, per di più, a richiesta almeno fino ai sei mesi, ma il meglio sarebbe continuare fino all'anno. Però nessuno si è preoccupato di ragionare sul fatto che le mamme lavoratrici hanno 3/4 mesi di maternità dopo la nascita dei loro bambini, dopodichè devono rientrare al lavoro. Quindi adesso vi chiedo, come si fa? Non è che io posso svitarmi una tetta e lasciarla a casa perchè il lattante ingordo non può aspettare la fine del turno di lavoro.
E poi chi dice che bisogna allattare a tutti i costi? Che i bimbi allattati al seno crescono meglio, sono più intelligenti, crescono con una maggiore autostima e hanno meno problemi di salute, vedi allergie, problemi gastrointestinali, ecc (questo almeno dicono gli studi)?

Io sono dell'idea che ogni mamma debba scegliere autonomamente, senza alcuna pressione sociale, senza che gli altri giudichino, se vuole o non vuole allattare. E questo può essere per molteplici motivi.
Secondo il mio parere, una mamma stanca e quindi irritata e scontenta solo perchè allatta non è salutare nè per lei nè per il bambino.
E poi dai, sfatiamo un mito: i bambini crescono anche con il latte artificiale senza che ci sentiamo in colpa!
Aurora non ha nemmeno tre anni ed è alta più di un metro, pesa 16 kg, parla meglio di me ed è una furbetta. Ed indovinate? Non l'ho mai allattata!
Ci ho provato in ospedale per 4 giorni, giorno e notte ininterrottamente, ma la montata non è mai arrivata.
Avevo anche chiesto di darle l'aggiunta, ma niente. L'hanno addirittura dimessa digiuna e aveva perso 600gr. Allora, a quel punto, mi hanno suggerito il latte artificiale. Eh già, ma dopo 4 giorni di digiuno per seguire le linee guida!
Va beh, torniamo al nostro "amico protocollo".
Che poi mi piacerebbe proprio conoscerlo questo "Signor Protocollo", che da tante indicazioni, ma in realtà non mi conosce affatto.

Io me lo immagino il "Signor Protocollo": un uomo di mezza età, bello panciuto, un po' pelato ma con i baffetti, un bel paio di occhiali costosi sul naso, la valigetta in mano per darsi un tono e quell'aria da "so tutti io".

Forse il problema è proprio il fatto che il protocollo indica linee guida che vanno bene a molti, ma non a tutti e quindi ci si sofferma alla prima parte, senza preoccuparsi del singolo.
Siamo tutti diversi e sosteniamo questa nostra unicità, allora perchè il Signor Protocollo ci vede tutti uguali?

Non avete ancora capito perchè io e lui siamo così in disaccordo, se parlo solo di decisioni che posso prendere andando contro corrente come l'allattamento? Ecco la spiegazione:
Lunedì 3 Febbraio 2014
"Allora la bambina sta bene"
"Sì"
"Io però la sento muovere poco e poi ho queste continue crisi d'asma notturne molto forti"
"Segue una terapia?"
"Sì, mi ha vista l'allergologo di recente e mi ha cambiato anche la cura, ma non è cambiato nulla"
"Continui a seguirla"
"Ok, ma non si potrebbe indurre il parto oggi? Cosa cambia oggi o fra due giorni?"
"No, non si può"
"Perchè davvero non sto bene"
"Mi dispiace, ma le linee guida dicono che deve aspettare 10 giorni dopo la scadenza.. E poi potrebbe mettersi in travaglio spontaneamente"
".. Ne dubito..va beh, aspettiamo"
Poi me lo mette per iscritto... visto che io ho insistito:
"Avvio la paziente a ricovero per induzione al travaglio e parto in data 5/2/2014 come da linee guida".

Caro Signor Protocollo, due giorni per me hanno fatto la differenza. 
La vita e la morte...

E voi, cosa ne pensate del protocollo aka linee guida?


La paura fa 90.. per me anche 90000000000

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Tutti abbiamo paura di qualcosa. È inevitabile.

Quando ero bambina, come tutti i bambini, avevo paura del buio.
Mi piaceva tantissimo guardare un cartone animato dal titolo "Gli acchiappafantasmi" anche conosciuti come
"Gostbusters".
Ecco, come avrete capito o come saprete, parla di fantasmi e mostri vari che devono essere acchiappati.
Ce n'era uno in particolare che mi terrorizzava. Era un mostro che viveva nei guardaroba dei bambini e usciva solo di notte per spaventarli e portarli con sé all'interno dell'armadio.
In effetti, me lo ricordo ancora molto bene, mi è rimasto particolarmente impresso..
Comunque allora lo temevo davvero, tanto che ogni sera, prima di andare a dormire, controllavo dentro all'armadio se ci fosse qualcosa di strano. Poi, per eliminare ogni dubbio, davo un'occhiata anche
sotto al letto e dietro alle tende..
Ok, lo so, è una paura normale in tenera età, però, a dire il vero, non era la mia paura più grande. Ciò che temevo di più in assoluto era perdere i miei genitori.
Soffrivo all'idea che un giorno, per natura, la mia mamma e il mio papà sarebbero andati in cielo lasciandomi sola.

Poi sono cresciuta, ovviamente la paura per il buio è passata e non guardo più nell'armadio prima di andare a dormire (solo sotto al letto..scherzo!).
Ma un giorno di quasi due anni fa è tornata. Ha bussato alla mia porta e io sono tornata bambina, con le stesse paure e timori, con una sola differenza: questa volta, avrei davvero perso il mio papà.
Così la paura della notte si è mischiata al dolore tenendomi sveglia a pensare a lungo.
Papà dormiva proprio sopra la nostra camera, quindi potevo sentire se qualcosa non andava. E la notte, beh la notte, con le sue tenebre, il suo silenzio, era davvero difficile da affrontare.
Poi una mattina, è successo, un rumore diverso dal solito, il segnale che avevamo stabilito per indicare che qualcosa non andava. La corsa al piano di sopra e lui lì, immobile, privo di conoscenza, ma ancora vivo.
Si è ripreso per pochi minuti, giusto il tempo di salutarci tutti, dopodichè si è addormentato, anche grazie ai sedativi.
Sono rimasta vicino a lui e gli ho tenuto la mano tutta la giornata. Sono rimasta sola con lui anche per un paio d'ore...La mia paura era ormai realtà.
La sera poco dopo le 19, il mio incubo ha preso vita: ho sentito l'ultimo battito del suo cuore rimbombarmi sulla mano, e il mio papà è volato in cielo...

Ho pensato fosse uno dei dolori più grandi, la Paura da fronteggiare.

Quando Camilla è arrivata, ho pensato che finalmente la mia vita poteva ricominciare da un qualcosa di bello e sarei finalmente uscita dalla tristezza che la perdita del mio papà mi aveva portato.
Era la vita dopo la morte...
Ciò che non sapevo era che non avevo ancora affrontato il dolore più grande.
La paura che ho avuto durante la gravidanza di Camilla era "normale": avevo paura di perderla durante i primi mesi, anche perchè avevo appena avuto un aborto spontaneo, ma non ho mai immaginato di arrivare a 41 settimane per salutarla.

La vedevo come una quelle cose che accadono solo agli altri, che non mi riguardava. Era una cosa lontana, distante da ciò che poteva accadere a me.. Quanto mi sbagliavo!
Avrei dovuto saperlo già da un po', da quando ho perso il mio papà, che le cose che accadono agli altri possono succedere anche a me. Nessuno è immune dagli scherzi della natura.

La morte di Camilla mi ha cambiata, sono un'altra persona adesso.
Ho provato il dolore peggiore che un essere umano possa provare e ho capito che non bisogna mai dare nulla per scontato...nulla..
Adesso sono una mamma diversa: se prima ero protettiva, adesso metterei volentieri Aurora sotto una campana di vetro, sotto stretta sorveglianza per difenderla da ogni male, paura, dispiacere...
Ma non posso..perchè devo lasciarla vivere la sua vita.. perchè il mio ruolo è al suo fianco, non al suo posto.. perchè sono ancora convinta che qualcosa di buono da vivere ci sia.

Ecco perchè io e mio marito abbiamo deciso di avere un altro bimbo.
Per noi rappresenta un barlume di luce in una notte troppo buia.
Questo però mi porta a nuove paure.
Un'amica mi ha sfidata a dimostrare che si può mantenere una certa calma e tranquillità..
Beh, oggi credo di aver definitivamente perso la mia sfida..
Cosa sto dicendo?
Avevo una visita di controllo programmata per oggi che mi ha tolto ore di sonno tutta la settimana.
Al momento dell'ecografia, il mio cuore si è messo a correre mentre io trattenevo il respiro.
Di cosa ho paura?
"Queste sono le quattro camere, mi dispiace, non c'è movimento, non c'è più battito..."
Questa è la frase, la mia paura più grande: perdere di nuovo mia figlia.. e non posso davvero permetterlo un'altra volta, ma allo stesso tempo sono impotente di fronte all'evolversi degli eventi.
Allora di notte sogno di svegliarmi in una pozza di sangue o di partorire e vederla dormire, di nuovo, per sempre, o di sentirmi dire La Frase... poi mi sveglio e vado a controllare se Aurora sta bene, se respira..
Ho perso la sfida perchè il terrore di perdere un altro amore della mia vita è troppo grande, il dolore che ho provato è troppo grande.
Vivrò nove mesi nel terrore e so che, probabilmente, quella paura non passerà mai del tutto...



Vale la pena

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Siamo finalmente giunti alla fine dei famosissimi primi tre mesi di gravidanza.
Non che questo voglia dire qualcosa visto che i bambini muoiono anche a 41 settimane... Però è pur sempre un traguardo, e io lo prendo come tale!
Quindi, per chi non l'avesse ancora capito o dedotto o semplicemente non lo sapesse, sono in dolce attesa.
Che poi di "dolce" ha ben poco, secondo me: paura folle per nove mesi, incubi inclusi, per non parlare dei cambiamenti fisici (non sempre tutti piacevoli) con problemi di nausea e vomito annessi.

Però vuoi mettere sentire quella creaturina muoversi!
Vale la pena...
Ora vorrei aprire una piccola parentesi per quelli che mi dicono "Ah ma non è capitato, l'hai proprio cercato!"
Diciamo che essendo la quarta, e ripeto quarta, volta che resto incinta, mi sono fatta una vaga idea di come
accade. Ecco, ho capito che i bambini non nascono sotto cavoli... forse, avevo ancora qualche dubbio
con la cicogna, ma credo di averlo chiarito questa volta: no, i bambini non nascono così!
Scherzi a parte, questa gravidanza è stata cercatissima.
So che sono passati appena 4 mesi da Camilla a quando ho scoperto di aspettare un altro bimbo e di averci provato un mese solo (fortuna, lo so), ma lo volevamo.

E a quelli che aggiungono: "Ma non è un po' presto?" 
Rispondo semplicemente NO. In fin dei conti è il mio corpo, il mio stato d'animo, il mio lutto e la mia nuova gravidanza e se ho deciso che questo è il meglio per me, non credo che gli altri debbano arrogarsi il diritto di giudicare o commentare.

L'unica cosa di cui ho veramente bisogno è di tanto appoggio morale, perché la paura è tanta, perchè i pensieri negativi riescono a farsi strada più spesso di quanto non vorrei, perchè non riesco nemmeno a immaginare di poter perdere un altro bimbo...

So che la questione "gravidanza successiva ad un lutto perinatale"è piuttosto controversa, soprattutto per quanto riguarda la tempistica.
C'è chi dice prima possibile, altri, invece, meglio attendere dai sei ai dodici mesi (salvo altre indicazioni a livello di salute della mamma) per elaborare il lutto.
Dunque, io ritengo che ognuno debba elaborare il lutto come "preferisce". Non devono esserci di mezzo statistiche (almeno su questo, dai!)  e ognuno dovrebbe fare ciò che ritiene sia meglio, che lo fa stare meglio. Già è difficile "tirarsi su", se poi ci sono delle imposizioni, che possono anche semplicemente essere indicazioni del tipo "Aspetta un po' prima di riprovarci" oppure "Riprovaci subito" , tutto risulta ancora più pesante.
Non è facile trovare un nuovo equilibrio: ci vuole forza, molta forza, e spesso non si ha voglia di cercarla e trovarla e ci vuole coraggio, anche questo non è esattamente dietro l'angolo.

Quindi l'unico consiglio che io mi sentirei di dare ad una mamma o papà che hanno appena perso il loro bambino è: fai ciò che vuoi che pensi ti faccia sentire meglio.

Personalmente, dopo un periodo iniziale durante il quale volevo solo stare da sola, per pensare, riflettere e cercare di capire "perchè", abbiamo scelto di staccare un po' da tutto e tutti e andare via qualche giorno.
Al rientro ho deciso di indagare, cosa vi chiederete?
Ho letto trattati e ricerche sull'argomento di ogni tipo e ho deciso di sottopormi ad una serie di esami clinici che fossero il più completi possibile.
Poi mi sono resa conto che per stare meglio, e questo ovviamente vale per me, non vuol dire che vada bene anche ad altri, ho deciso di darmi un tempo limite per questi accertamenti e per cercare una nuova gravidanza... 3 mesi.
Perchè una nuova gravidanza dopo soli tre mesi sapendo fin dall'inizio che avrei sofferto di una paura costante?
Perchè, nonostante tutto, il momento in cui ho provato un'infinita felicità è stato quando è nata Aurora, perchè l'ultimo momento in cui sono stata felice è stato il 4 di Febbraio quando ho salutato Camilla prima di andare a letto sapendo che l'indomani ci saremmo incontrate, perchè spero che un altro bimbo ci riporti un briciolo di felicità e pace... perchè ne vale la pena...

Ho bisogno del vostro aiuto

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Il test di gravidanza è positivo.. è il 27 Maggio... ed io mi sento felice dopo tanto tempo.
Quella felicità che solo un figlio può darti, perchè tanto è profondo e straziante è il dolore della perdita, quanto forte e infinita la contentezza che può regalarti il tuo bambino.

La felicità presto lascia spazio alle prime preoccupazioni: che medicinali devo assumere questa volta? Quali controlli effettuare? Da quale medico farsi seguire? In quale struttura? Ma soprattutto andrà tutto bene?

E' proprio l'idea che qualcosa possa andare storto che spesso mi tiene sveglia la notte.
Tanti mi dicono "Andrà tutto bene", "Solo pensieri positivi e vedrai che stringerai il tuo bambino questa volta". Apprezzo il conforto, ma è davvero più facile a dirsi che non a farsi.
Forse a forza di sentirmelo ripetere, alla fine, mi convincerò anch'io.
Ad aumentare le mie ansie, lievi perdite di sangue, che so essere normali nel primo trimestre e che ho già sperimentato nelle gravidanze precedenti, ma tutte le volte che compaiono, il mio cuore perde un battito.

Comunque fino ad oggi, tutto bene (e lo dico facendo le corna!!).
La prima ecografia dove vediamo il suo cuoricino battere è il 13 Giugno.. emozionante, posso dire solo questo. E siamo a 6+1 settimane ...

Decico che mi farò seguire di nuovo dallo stesso ginecologo, nella stessa struttura.
E voi vi chiederete, perchè mai?
Perchè dopo aver riflettuto a lungo, mi sono detta, se qui ho la speranza che ricordando ciò che è accaduto a Camilla ed avendolo vissuto anche a livello personale, mi trattino con un certo riguardo, in un'altra struttura certamente sarei solo "quella che ha avuto una MEF" e sappiamo: "sono cose che capitano".

Allora torno al punto di partenza, ma ho ragione: fa uno strano effetto ritornare in quei luoghi, ma lì mi sento come a casa e conosco sia medici che ostetriche e mi da più sicurezza.
Adesso sono seguita dal centro "gravidanze a rischio" e sono sotto stretto controllo. Praticamente faccio un'ecografia, seppur veloce, ogni 1-2 settimane. E questo mi fa piacere perchè riesce a calmare un po' la mia ansia.

Ho deciso che mi farò seguire anche da un secondo ginecologo molto bravo a fare ecografie (le fa anche in 3D!!). Lo conoscevo già perchè per Aurora e Camilla mi aveva fatto alcune ecografie.

Durante le varie visite, tutti i miei ginecologi mi hanno detto che preferirebbero effettuare un cerchiaggio cervicale preventivo. Consiste nel posizionare una benderella sul collo dell’utero in modo da tenerlo chiuso, in parole povere, mi cuciono là sotto come un salame.
Questo per evitare che il collo si accorci all'improvviso e si dilati, come per Camilla a 24 settimane, e si debba quindi intervenire d'urgenza senza una certezza dell'esito.
La seconda cosa è il cesareo programmato a 37 settimane o poco più.

Subito mi sono detta, ok, va bene, mi sembra giusto.
Ma in questi giorni mi trovo a ripensarci.
Per Camilla non abbiamo mai scoperto la causa di questo cedimento: poteva essere un'infezione, ma avendo fatto i tamponi solo dopo 3 giorni di antibiotici non è risultato nulla e l'esito non è così attendibile proprio perchè ero già stata curata; non dovrebbe però essere un problema della mia cervice perchè per Aurora ha sempre tenuto e quando ho tolto il cerchiaggio di Camilla, il collo ha tenuto di nuovo..

Ora mi chiedo: devo sottopormi ad un intervento con tanto di anestesia o meglio di no?
E' un intervento veloce e l'anestesia è spinale (quindi mi addormentano solo le gambe), ma è pur sempre un intervento che comporta sanguinamenti (e prendendo eparina ancora di più) e contrazioni (che tengono sotto controllo con i medicinali).
Poi penso anche che se questo bimbo decidesse di nascere, diciamo a 33-34 settimane, ed io ho il collo dell'utero chiuso, non può esserci dilatazione.
Se fossi proprio in travaglio, toglierebbero il cerchiaggio, ma per Camilla non ho mai avuto contrazioni forti eppure sono arrivata a 7 centimetri di dilatazione e non ho nemmeno rotto le acque.
Quindi in questo caso il mio bimbo sarebbe obbligato a restare lì (come Camilla) e non so se è davvero una cosa che gli fa bene...
Per la cronaca, un cerchiaggio, una volta messo, si può togliere solo dopo le 37 settimane...
Il contro di non farlo è ovviamente il rischio che se capita un accorciamento con dilatazione, non è detto che si riesca a chiudere tutto in urgenza, con un grave rischio per il bimbo per un parto prematuro.

Oltre a questo mi sono messa a pensare al parto. Lo so che è ancora lontano, ma, come tutte le mamme, non riesco a non pensarci.
Dunque io ho fatto un cesareo per Camilla, e passando solo 12 mesi tra un parto e l'altro, i medici mi hanno indirizzata ad un nuovo cesareo programmato a 37+1 settimane.
Subito ero felicissima di avere già la data e di sapere di arrivare a 37 e non di più.
Poi mi sono fermata a pensare che il cesareo è comunque un intervento, con annessi e connessi.
Questo non solo per la mamma (potrebbe solo morire), ma anche per il bimbo che può avere problemi, soprattutto a livello respiratorio.
Ho letto e mi sono informata, ma sembra che decidere per un parto naturale (VBAC) così presto non vada proprio bene. Prima di tutto perchè non si può indurre il parto con prostaglandine o ossitocina perchè le contrazioni sarebbero differenti da quelle naturali e rischierebbero di lacerare l'utero e io, però, non voglio e non posso aspettare un parto naturale oltre le 38 settimane. Ed in secondo luogo, anche ci fosse un travaglio naturale, l'utero potrebbe lacerarsi, anche se non è certo...

La verità è che ho paura che qualcosa vada storto e non so cosa sia meglio per me e il mio bimbo.
Quello che voglio è solo abbracciarlo...

Credo di avervi esposto tutti i miei dubbi..
Ovviamente ne parlerò anche con i miei gine, ma vorrei avere anche consigli da non medici, mamme e non, per potermi chiarire le idee o che mi indichino altri pro e contro che io non ho ancora analizzato e che mi facciano riflettere e magari prendere una decisione..

Grazie a chi vorrà aiutarmi..




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